Popstar della cultura (Le terre) (Italian Edition) by Alessandro Trocino

autore:Alessandro Trocino [Trocino, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2015-02-25T23:00:00+00:00

Ve lo do io il PSI

Le prime avvisaglie di quel che sarebbe diventato Beppe Grillo si colgono nel Fantastico 7 del novembre 19861. Edizione storica, condotta dall’inossidabile Pippo Baudo, uno dei mentori del Grillo comico. C’è la soubrette nazionalpopolare Lorella Cuccarini, che canta Tutto matto, e c’è il Trio Lopez-Marchesini-Solenghi, che ironizza sull’ayatollah Khomeini, provocando una dura ritorsione del regime, con la sospensione dei voli Iran Air per l’Italia.

Dimenticate le apparizioni in solitaria alla Bullona di Milano2, perso il lavoro come piazzista di jeans alla Panfin, dismessa la salopette di Te lo do io il Brasile e archiviati gli spot dello yogurt Yomo3, il 15 novembre Beppe Grillo entra in scena a Fantastico. E subito spiazza tutti, immaginando un dialogo tra l’allora premier Bettino Craxi e Claudio Martelli, appena tornati da Pechino: «La cena in Cina… c’erano tutti i socialisti con la delegazione. Mangiavano… A un certo punto, Martelli ha fatto una delle figure più terribili. Ha chiamato Craxi e gli ha detto: “Ma senti un po’, qui ce n’è un miliardo e sono tutti socialisti?”. E Craxi ha risposto: “Sì, perché?”. “Ma allora, se son tutti socialisti, a chi rubano?”»4. Coraggiosa battuta che brucia di cinque anni lo storico titolo di Cuore: «Scatta l’ora legale, panico tra i socialisti». Parole talmente in anticipo sulla rivoluzione che di lì a pochi anni avrebbe trasformato l’Italia, da provocare l’immediata dissociazione di Baudo, terrorizzato dalla reazione di Craxi. Grillo viene allontanato dalla RAI.

Da allora cominciano i difficili rapporti con la TV pubblica, in un’alternanza di censure, autocensure e ritorni, come quello del 1988, che segna un trionfo da 22 milioni di spettatori. Da allora il quasi ex comico acquista una nuova consapevolezza, intuisce che l’Italia è in una bolla esplosiva, che c’è un’aria stagnante da spazzare via a colpi di risate a denti stretti e satira incendiaria. Il 1993 è l’anno dell’ultima apparizione in RAI e della denuncia contro i numeri telefonici a pagamento 144, al Beppe Grillo Show. Il comico genovese, nonostante il successo e le polemiche, lamenta la “mancata libertà espressiva” e comincia un lungo esilio, vissuto prima in teatro, con monologhi dedicati all’energia e all’informazione, poi con documentari alla TV svizzera e quattro “Discorsi all’Umanità” su Telepiù (l’emittente a pagamento del gruppo Canal Plus), parodia degli interventi di Capodanno a reti unificate del capo dello Stato.

La mutazione antropologica, da comico a Savonarola, è ormai in stadio avanzato. Grillo si fa paladino dei cittadini, denuncia gli abusi dello Stato, l’inquinamento ambientale, gli interessi delle multinazionali e delle grandi imprese italiane, le storture politiche. Segue le orme di altri comici del passato, che hanno abbandonato il disimpegno e l’umorismo innocuo per l’impegno civile e la satira politica. Prima di lui Coluche5, Lenny Bruce e tanti altri. Ma l’attore e comico genovese si spinge oltre, scopre improvvisamente un mezzo che può amplificare il messaggio e soprattutto può fornire la base per l’aggregazione di una nuova comunità, un popolo non più solo di fan e spettatori, ma di seguaci e di cittadini attivi, pronti a mobilitarsi al di fuori dei canali tradizionali della politica e della società civile.

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